Uno scriba, uno studioso della Bibbia, pone a Gesù una questione di scuola: quale è il primo di tutti i comandamenti, il primo dei 613 “precetti” nei quali era stata divisa la Bibbia. Gesù cita il libro del Deuteronomio e il passaggio che comanda l’amore per Dio che deve essere vissuto con tutte le energie di cui l’uomo è capace. Poi aggiunge il secondo comandamento, quello dell’amore per il prossimo.
Dio fatica a trasparire dal prossimo. Spesso il prossimo è difficile, infatti. Abbiamo l’impressione che attorno a noi ci si scontri su tutto. Forse l’aumento dei legami tra gli uomini del nostro tempo, grazie ai media e alla rete, ha fatto aumentare anche, vertiginosamente, le occasioni di scontro. E’ proprio per questo che diventa prezioso il tema dell’unione dei due amori.
L’amore di Dio “si fa carne” nell’amore del prossimo che diventa la verifica dell’amore di Dio. Proprio perché deve essere immagine dell’amore di Dio, l’amore al prossimo ne deve rappresentare al vivo l’aspetto disinteressato e “agapico”. L’agape, infatti, è dono “in perdita”: Dio non ci guadagna nulla ad amarci. Lo fa perché lui stesso decide liberamente, misericordiosamente, di donarsi. Noi rispondiamo al suo amore amando come lui ha amato, generosamente, sproporzionatamente. L’amore verso gli altri è autentico quando è come quello di Dio, con la stessa sproporzione e la stessa larghezza. È difficile e raro, ma c’è. Proviamo a fare mente locale: c’è ancora chi assiste un familiare anziano e malato, c’è chi è capace di perdonare un torto o un tradimento, di aiutare gente in difficoltà…
Si capisce che il giudizio universale sia sull’amore disinteressato: Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi (Mt 25, 36).
L’amore, l’apage giudicherà il mondo.
Questo amore cristiano, oggi, è – dovrebbe essere – come l’oasi nel deserto: il deserto delle nostre spesso inconsolabili solitudini che devono essere “redente” da attenzioni amorose disinteressate. Tutti ne hanno molto bisogno proprio perché, spesso, mancano.