
Il celebre economista Mario Deaglio, probabilmente avventurandosi in un terreno non suo, trova il modo di scrivere che anche Gesù era favorevole alle armi. E a suo sostegno porta due passi evangelici.
Il primo è quello in cui “Gesù dopo avere ricordato – uso parole sue – i tempi in cui aveva inviato i suoi discepoli in giro per la Palestina, senza borsa né bisaccia, né sandali eppure a loro non era mancato nulla, esce con la seguente affermazione: …ma adesso chi non ha una spada (probabilmente non un’arma da guerra ma un coltellaccio [!?]) venda il mantello e ne comperi una”. Deaglio cita correttamente da Luca (22,36-38), ma si dimentica di riferire proprio il v.38: “Ed essi – cioè i discepoli – dissero: ‘Signore, ecco qua due spade’. Ma egli rispose: ‘Basta così!” . Che è come dire: “Smettetela! Non andiamo più avanti, perché non avete capito quello che intendo dire!”. Smonta, insomma, l’ardore bellicistico dei discepoli, lasciando intendere che altro, e ben più spirituale e fondante, era quello che voleva dire.
Durante la passione Gesù dice che potrebbe chiedere al Padre dodici legioni di angeli che lo difendano. Ma non ne chiede nessuna
Non pago, Deaglio prosegue la sua spericolata esegesi del Vangelo, dicendo: “Va ricordato che poco dopo la fine della Cena, uno dei discepoli colpì con la spada uno di quelli venuti per arrestarlo e gli staccò un orecchio. Gesù disse: lasciate, basta così. E attaccò l’orecchio; ma di certo non sgridò chi aveva sfoderato la spada”. Ancora una volta: bastava andare avanti una riga e si sarebbe scoperto che invece Gesù rimproverò Pietro e disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada” (Mt 26,52).
E espresse anche la volontà di rinunciare alla deterrenza e alla legittima difesa che pur poteva far valere contro qualsiasi potenza mondana: “Pensi proprio che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?” (Mt 26,53).
Pericoloso è piegare il Vangelo a usi così fondamentalistici, in qualsiasi direzione. Più appropriato era già il commento di S. Ambrogio al nostro passo di Luca: “La Legge antica non mi impedisce di rispondere ai colpi, e per questo forse Tu, Gesù, rispondi a Pietro che ti presentava due spade: “Basta così”, quasi che quella prescrizione sia stata lecita fino al Vangelo; e così mentre nella Legge c’era un ammaestramento alla equità, nel vangelo c’è la perfezione della bontà” (Commentol a Luca, X, 53).
“Beati i pacifici”, proclama Gesù nelle beatitudini
Secondo Ambrogio, Gesà voleva dire che la Legge antica era esaurita ed egli inaugurava una nuova legge: quella della carità. E S.Agostino poteva dire: “c’è gloria più grande nell’uccidere le guerre con la parola piuttosto che gli uomini con le armi, cioè nel cercare e conseguire la pace con la pace” (Lettere, 229, 2).
Si sa che difficile è per l’uomo, anche per il cristiano, liberarsi del tutto, nel tempo della storia, dell’economia antica dell’equità (“dare a ciascuno il suo”), ma c’è bisogno d’una tensione verso il Regno che nelle Beatitudini fa dire: “Beati i pacifici”. Questo è stato l’atteggiamento anche dei martiri che – come dice Agostino -, “cinti di queste armi i soldati di Cristo trionfarono non uccidendo, ma morendo” (Sermoni, 282,3). Nessun debolismo nella loro testimonianza di pace; nessuna viltà o infingardaggine o cedimento.
Ma qualcuno potrà dire che occorre nel tempo della storia non darla vinta al maligno, e per questo si deve o si può fare uso anche della forza. Ma, prima di tutto, è sempre difficile individuare chi e dove sia il maligno e riconoscere il maligno che c’è in noi; ed è pericoloso pensare di averlo trovato tutto d’un pezzo in qualcuno.
E’ pericoloso pensare di aver trovato il maligno tutto d’un pezzo e di averlo trovato in qualcuno
Perché la storia non dà una conoscenza di tipo empirico sperimentale, ma è sempre soggetta all’ermeneutica che deve tener conto del ruolo della libertà e del tempo negli accadimenti umani. Poi bisogna valutare se sia più saggio e giusto annientare il cattivo o convertirlo. Poi – e questo a me pare il motivo che emerge dal libro della storia oggi – se, per combattere il maligno, rischiamo, con i potenti mezzi distruttivi odierni, di distruggere l’opera di Dio valde bona che è il mondo, allora forse coltivare le armi non contrasta il maligno, ma fa il suo gioco.
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