Ho letto, qualche giorn fa, l’articolo di Bruno Duina, pubblicato il 23 settembre scorso. Mi è immensamente piaciuto per il modo in cui ha affrontato un tema tanto complesso.
Per me, che sono una giovane donna, la questione dell’ossessione per l’estetica e è un argomento assai sentito, essendo io figlia del mio tempo. Se è vero che questo approccio problematico e malsano al bello sia comune all’intera società, nei confronti di noi donne il giudizio si fa ancora più aspro, diventando discrimine di valore anche in contesti in cui non sarebbe necessario – per non parlare, poi, di quelli in cui è invece impossibile vivere secondo quegli standard disumani, essendo noi soggetti come tutto allo scorrere (benevolo, a mio giudizio) del tempo.
Ho particolarmente apprezzato la riflessione sulla bellezza del volto del Cristo crocifisso.
Affermare che il volto sofferente del Cristo sia bello sfida l’idea stessa dell’estetica moderna, legata unicamente all’aspetto esteriore, e ci costringe invece a spostare lo sguardo (finalmente!) sul mondo interiore.
Le propongo uno spunto, da cui citerà liberamente. Abdullah Ocalan, filosofo curdo molto caro al mondo della sinistra in medio oriente (fondatore del Partito dei Lavoratori curdo. Di lui si parla per il recente attentato ad Ankara), nel suo trattato “La Sociologia della Libertà” tratta proprio della necessità per la società contemporanea di riconnettere l’etica e l’estetica.
Ocalan sostiene con forza che ogni ambito della conoscenza umana debba essere guidato dalla morale, e che pertanto anche la bellezza debba attingere al mondo interiore dei valori.
E’ bello, dunque, ciò che è morale, giusto e libero.
Il volto del Cristo sulla croce, dunque, è bello perché ci parla della grandezza del suo sacrificio, dell’amore che muove il mondo, dell’ideale per cui si vive e si muore. Ci parla, insomma, di libertà.
Sperando di aver fatto cosa gradita con questo modesto spunto, la ringrazio ancora per la meravigliosa lettura.