“A peste, fame et bello…”. Inquietante attualità di antiche preghiere

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“A peste, fame et bello…”. Inquietante attualità di antiche preghiere

“Dalla peste, dalla fame e della guerra, liberaci, o Signore”
Grandi paure tornano

Così si pregava. “A peste, fame et bello, libera nos Domine”, ”Dalla peste, dalla fame e dalla guerra liberari, o Sginore”.

Le grandi calamità, collettive e ricorrenti

Non si pregava solo per questo, ovvio. Ma si pregava in maniera particolare per queste che erano le grandi calamità. Le quali avevano alcuni connotati che le rendevano particolarmente spaventevoli. Prima di tutto erano collettive o potevano facilmente diventarlo. La peste non risparmiava nessuno, la fame colpiva moltissimi e così la guerra. Non solo colpivano tutti o quasi tutti, ma ritornavano spesso. Le grandi epoche hanno conosciuto una loro peste, la guerra non è mai finita. E la fame, anche quando si attenua in una parte del pianeta, riesplode inesorabile altrove, e in ogni società, accanto ai molti sazi, sempre, inesorabilmente, i molti affamati soffrono.

Le grandi calamità, oggi

Di fronte a questo “dato”, si dovrebbe concludere che, dunque, peste, fame e guerra “ci devono essere” anche oggi. In realtà, non è necessario fare grandi ragionamenti, basta guardarsi in giro.
La peste, oggi, è la pandemia. Ha ripreso a salire il numero dei contagiati, degli “appestati”: così riferiscono le varie fonti di notizie. Avremo un altro picco con Omicron, si rischia il long Covid. Se ne parla da anni, si deve continuare a parlarne.

La ”peste” di oggi è la pandemia, la fame viene dalla siccità e la guerra…

La fame è quella che deriva dalla inquietante siccità che sta minacciando tutta la nostra produzione agricola. Ormai sono diventate ossessive le immagini dei fiumi a secca, dei laghi che stanno svuotandosi, dei ghiacciai che si stanno squagliando. Ed è diventata inquietante l’insistenza con cui si prevedono, per l’agricoltura, disastri immani. Se non sarà la fame, sarà qualcosa che le assomigli molto. La guerra è quella in Ucraina, che non riguarda solo l’Ucraina, come è ormai evidente a tutti.

Le antiche paure tornano

E poi, non solo è inquietante l’attualità dei tre grandi flagelli collettivi, ma anche il loro svariato intersecarsi. La fame, soprattutto, nasce dalla guerra: sono i milioni di tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini. Ma se la siccità non avrà fine è possibile, anche qui, il contrario: la guerra nasce dalla fame: la “guerra del pane” che è già scoppiata nel passato che può scoppiare ancora, nel futuro, anche quello immediato delle prossime settimane e dei prossimi mesi.

La modernissima tecnologia coabita con le antichissime paure

Così, prendiamo atto che i nostri nonni erano spaventati dalla peste, dalla fame e dalla guerra. Ma noi siamo spaventati come loro. Abbiamo in mano gli smartphone, usiamo il computer, siamo “connessi”, tecnologiamente avanzatissimi. Ma, in mezzo a questo, le antiche paure, tenaci e invadenti, tornano.

I nostri nonni pregavano “A peste, fame et bello, libera nos, Domine”. E noi dobbiamo continuare a fare come loro: “Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci, o Signore”.

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