Inverno silenzioso e reticente

Rocchetti/David Sassoli, politico appassionato e inclusivo
Gennaio 12, 2022
Le prediche e la ricerca scientifica
Gennaio 14, 2022
Avevo già tentato un abbozzo di riflessione sull’autunno. Ora ci provo con la stagione invernale.
Quest’anno non riesco a capire se l’inverno arriva o no.
Il generale inverno si fa attendere e quando sembra arrivare gioca a nascondino.

Un po’ di neve e poi basta. Un po’ di freddo e poi caldo. Guardo le montagne da quella postazione unica che è Rosciano e intravedo neve lontano, sulla Grigna. Sul Resegone niente. Tutto è cambiato.

Niente tordi, niente stornelli e le api sono smarrite

Come ogni anno lascio sulle piante di cachi dei frutti per gli uccelli che gustano con piacere il dolcissimo caco. Di solito passano i tordi, e poi gli stornelli, quest’anno niente. Qualche passerotto, degli scriccioli e qualche pettirosso.

Il terreno non è particolarmente gelato e quindi qualche lavoro nell’orto si può fare.

Anche le api, che di solito se ne stanno tranquille in casa, in questo strano inverno quando il sole è un attimo più caldo escono di casa, si guardano in giro per vedere se c’è qualche fiore. La loro delusione è grande quando non vedono altro che secco, umido e un po’ di brina sull’erba e allora rientrano in casa. Meglio stare al caldo, sembrano dire.

Abbiamo tagliato un po’ di legna, potato le piante, ma, sorpresa, hanno già le gemme!! Anche alcuni narcisi che sono lì nel prato da anni, sono spuntati. È proprio tutto cambiato. La nebbia fa delle veloci comparse e poi se ne va lasciando spazio ad un incerto sole, ad un po’ di umidità e a qualcosa di vagamente grigio che identifico come sporco, caligine. Gli esperti direbbero l’inquinamento ristagna sulla pianura padana e i valori delle polveri sottili sono al limite. Quindi scatta l’obbligo dell’ Euro 2- 3 non so bene a che numero siamo arrivati.

E poi si aspetta la pioggia che pulisce l’aria, ma fa cadere lo sporco dentro madre terra.

Le molte riunioni “invernali”. Tutto spazzato via

In inverno in parrocchia si andava in chiesa, era fredda, ma si andava ugualmente. L’inverno era il tempo delle riunioni, del catechismo, tutto rigorosamente in aule più o meno riscaldate. Corsi per fidanzati, ritiri, catechismo, percorsi per famiglie, animazione domenicale. Per adolescenti e giovani in questi anni abbiamo inventato di tutto durante il tempo invernale.

Le uniche uscite all’aperto erano per il carnevale e la gita sulla neve, la gita ad Assisi e dintorni, il Capodanno.

Il freddo non c’è più, il covid è arrivato e tutto questo mondo è stato spazzato via. Tutto è cambiato. Durante l’inverno si preparava la prima comunione e la cresima per il mese di maggio. Oggi anticipiamo questi sacramenti ad ottobre o novembre e una mamma spaesata per il cambiamento mi dice: e adesso cosa mando a fare mio figlio al catechismo, tanto il sacramento l’ha già ricevuto. Tutto è cambiato. Facciamo fatica a riconoscerci in questo tempo.

Resiste solo il silenzio. E l’attesa

Una costante però è rimasta di questo inverno diverso da tutti gli altri: il silenzio. Il silenzio invernale c’era prima e c’è adesso. Solo qualche rumore di passaggio d’auto, pochi canti di uccelli, che mi sembrano più che altro avvisi e comunicazioni. Lo scricciolo sembra cantare: ricordati che fa freddo, cerca di trovare quel poco cibo rimasto in giro, la notte mettiti al riparo sotto la tettoia della chiesa.

Entro in una chiesa è fredda e silenziosa. Il covid ci costringe a ripensare tutto e quindi anche la chiesa rimane silenziosa. Non è più il tempo dei proclami sulla identità cristiana dell’Europa o roba simile, anche se qualche nostalgico ci prova ancora. Non è più il tempo dei lunghi avvisi parrocchiali al termine della messa, le attività sono un po’ tutte ripensate, anche qui, qualche nostalgico rimane, salvo poi constatare che la chiesa rimane silenziosa.

È il tempo del silenzio, una chiesa silenziosa e carica di compassione e di umanità verso tutta la sofferenza umana di questi tempi. Ho letto l’ultimo libro di Susanna Tamaro dal titolo “Invisibile meraviglia“. Si conclude così:

Verrà l’inverno certo, poserà il suo velo di grigiore e ogni speranza sembrerà perduta. Soltanto a febbraio, quando la terra si metterà in marcia con tutte le sue energie e davanti ai nostri occhi stanchi e sfiduciati ricomparirà la grande sinfonia della vita, capiremo l’importanza del seme e della bacca, del sonno e del risveglio e avremo la certezza che la vita comunque vincerà, sempre.

Buon inverno silenzioso in attesa del risveglio.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *