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“Da laico nella città” – Rubrica a cura di Daniele Rocchetti
Celebre il Cammino di Compostela, moltissimi gli itienerari di svariati pellegrinaggi.
Ma perché si parte? L’uomo resta nomade anche quando non cambia casa.
Anche Leopardi si chiedeva il senso del cammino dell’uomo

Il Cammino di Compostela e le folle dei pellegrini che lo percorrono

Nel 2022 ben 438.683 pellegrini provenienti da tutto il mondo hanno percorso il Cammino di Santiago in Spagna e Portogallo e hanno ricevuto la Compostela, il documento concesso dalle autorità ecclesiastiche e ritirata presso l’ufficio specifico della splendida Cattedrale galiziana. Un antico accreditamento nato tra il IX e il X secolo, quando fu istituzionalizzato il pellegrinaggio alla tomba di San Giacomo.

Per ottenere la Compostela, il pellegrino deve aver soddisfatto tre requisiti fondamentali: fare il Cammino per motivi religiosi o spirituali, aver effettuato uno dei percorsi giacobini di almeno 100 km se è a piedi o a cavallo e 200 km se è in bicicletta e provare – attraverso la timbratura nei diversi luoghi attraversati della Credenziale che si è ottenuta prima di partire –  che tale distanza sia stata percorsa.

Dell’enorme fiumana di persone (nel 1983 –  quando allora la Compostela veniva data a quanti percorrevano l’intero Cammino – furono poco più di duemila quelli certificati) la maggioranza sono spagnoli (54%) e donne (52%). Ogni mese è buono per il cammino ma agosto resta quello più affollato: quasi 86.000 lo scorso anno. 

D’altronde, non c’è sentiero di cammino che non sia, negli ultimi anni, affollato all’inverosimile: dalla Francigena (lo storico percorso che parte da Canterbury e termina a Roma) a quello di san Benedetto, da quello di San Francesco al Cammino degli Dei. E poi: il cammino delle Terre mutate, dei Borghi silenti, quello di Sant’Ignazio, di Oropa, la via Lauretana, la via Romea, quella degli Abati e del Volto Santo… e tantissimi altri.

Basta scorrete il catalogo dell’editrice Terre di Mezzo (che per prima ebbe l’intuizione di supportare i percorsi con testi dettagliati e di qualità) per trovare più di sessanta guide ai diversi cammini. 

Perché viaggiare?

Ma perchè viaggiare? Perché in un mondo e in un tempo in cui tutto si programma si lasciano le occupazioni quotidiane per un’avventura fatta di fatica e, a volte, di imprevisti? E` voglia di uscire dal nostro piccolo mondo? E` voglia di nuovi incontri? E` curiosità? E` desiderio di purificazione, di cammino insieme? Tutto questo forse e anche altro.

Ma il perché, alla fine, si trova nell’uomo stesso: è l’uomo, nel suo profondo che è «viaggiatore». Attraverso vicende, incontri, storie, noi non facciamo altro che cercare. Siamo radicalmente pellegrini, e cioè, come dice la parola stessa, siamo quelli che vanno «per agros», per campi. Non è stato così per l’uomo, fin dal suo apparire? Non è stato nomade per migliaia di anni? E la Bibbia stessa non ci ha reso amici di uomini nomadi, che con le loro carovane attraverso campi e deserti, erano in cerca di una terra dove stare? 

“Che fa l’aria infinita?

Ce lo ricordava Giacomo Leopardi con il suo magnifico Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Nel paesaggio desolato dell’immensa steppa asiatica, sovrastato dalla misteriosa vastità del cielo stellato, un pastore interroga la luna sul perché delle cose e sul senso del destino umano

(…) E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando: A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo Infinito seren?
che vuol dir questa solitudine immensa? ed io che sono? Così meco ragiono

Le domande del pastore leopardiano sono le domande dell’uomo di sempre. Anche dell’uomo di oggi. Per questo, la ricerca (di cui il cammino è parabola) è connaturata all’esistenza umana.  Ed è una domanda che si colloca nella ricerca di senso, perché non c’è cammino degno di questo nome senza queste tre domande: perché andare? dove andare? come andare? 

In fondo, se ci pensiamo bene, siamo uomini solo se siamo in cammino.

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