Ucraina. Occhio e cuore. Guerra e pace

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“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello
e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”.

È il vangelo di oggi. Ma non è solo per oggi. Forte, impressionante l’enfasi sull’occhio, il guardare.

Internet, il monitor, il trionfo dell’occhio

Si guarda, si vede, si valuta. E, avendo valutato, confronto: lui e io, lui e gli altri. Il confronto, poi, è il punto di partenza di ogni tipo di competizione: proprio perché ho visto, ho confrontato cerco di essere come lui, più di lui.

Questo porta alle più disparate conseguenze. Sono quelle del confronto positivo, stimolante che porta a nuove, più grandi conquiste. Sono, spesso, molto più spesso, quelle negative dell’invidia, dell’aggressione. In quel caso l’altro non è lo stimolo che mi porta a fare in modo di essere sempre più me stesso, ma lo stimolo distruttivo che mi porta a fare in modo che l’altro non possa essere se stesso.

Devo constatare che molta, moltissima cultura moderna è la cultura che nasce dallo sguardo. Non solo, genericamente, i media che non ci sarebbero se non ci fosse chi li guarda, ma soprattutto internet. La rete, infatti, immensa, ramificata, tutta invisibile, esiste perché, alla fine esiste un monitor da guardare.

È perché esiste un monitor che la rete ha senso, è dal monitor che parte ogni forma di uso e di risposta. Si parla perché si è visto, la parola dipende dall’occhio.

Il cuore, nuovo “santo dei santi”, io e Dio

Ciò che si può dedurre dal vangelo di oggi non è. ovviamente, la condanna di tutto questo. È, invece, una specie di messa in guardia verso le possibili derive, quelle dell’aggressione e della violenza. Non è un caso, infatti, che i social siano pieni di violenza. Il “luogo” dove domina lo sguardo domina l’aggressione.

Il vangelo, proprio alla vigilia della quaresima, mi dice di sospendere lo sguardo verso l’esterno, e di concentrarlo verso l’interno: “Togli prima la trave dal tuo occhio”. Torno al cuore, insomma.

Lì, in questo santo dei santi impenetrabile, trovo il sommo sacerdote che sono io e l’altro inquilino che, solo, può entrarvi che è Dio. Io sono il peccatore e Dio è il misericordioso. Questa presa d’atto inappellabile mi fa apprendere il criterio infallibile per tornare all’esterno e guardare gli altri e il mondo.

Io, perdonato, devo perdonare, io gratificato, devo gratificare. È l’epidemia benefica del bene, contagioso, diffusivo. È l’esatto contrario della guerra.

Per capire il senso finale dello sguardo malato devo andare in Ucraina, per capire il senso finale dello sguardo misericordioso devo entrare nel cuore e, da lì, a tutte le comunità “cordiali” disseminate nel mondo intero.

Vedi anche articolo di Rocchetti.

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