La tragica vicenda di Sharon Verzeni, la 33enne uccisa a coltellate in strada nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio a Terno d’Isola, segna un momento di profonda riflessione per tutti noi. La sua morte non è soltanto una questione di cronaca nera, ma un evento che evidenzia la dimensione drammatica e il mistero che circondano le cause della violenza, spesso celate nell’anonimato. Questo anonimato spinge a riflessioni più approfondite sulle radici della violenza che si manifesta nella quotidianità di una società che riteniamo normale.
È necessario avere il coraggio di guardare ai fenomeni violenti che infestano la nostra società. Secondo un’analisi criminologica condotta dalla Polizia di Stato riguardante la violenza di genere, nei primi sei mesi del 2023 si è registrato un calo degli atti persecutori, scesi da 9.359 a 8.592 (-8%), mentre le violenze sessuali sono passate da 2.991 a 2.923. Tuttavia, un dato preoccupante emerge: gli episodi di maltrattamento contro familiari e conviventi sono aumentati, passando da 11.808 a 12.424.
Gli episodi di maltrattamento contro familiari e conviventi sono aumentati, passando da 11.808 a 12.424
Questi dati, che mostrano una tendenza in crescita per i maltrattamenti di donne e minori, richiedono una riflessione attenta sul perché della violenza di genere e sui deboli. Mentre la violenza generata da conflitti internazionali è prevalentemente comprensibile e spinge a contrastarla, la violenza domestica e quella sociale sembrano sfuggire a una spiegazione chiara, rimanendo silenziose e invisibili.
Le diseguaglianze di genere e le discriminazioni nei confronti dei più deboli o che segnano una diversità come gli immigrati continuano a rappresentare un problema strutturale per lo sviluppo della nostra società. Nonostante i progressi in termini di istruzione e carriera per le donne, le discriminazioni permangono, con il loro peso che si fa sentire maggiormente in contesti sociali tradizionalmente dominati dai maschi e dal permanere di una latente visione patriarcale che genera una sorta di egemonia sociale e culturale dei maschi.
Per affrontare questa complessa situazione della violenza di genere è fondamentale modificare l’approccio alle questioni di questa natura. È essenziale problematizzare il concetto di mascolinità, spesso trascurato nella narrazione dominante, che tende a considerarlo come una categoria neutra. È ora di riconoscere che la violenza di genere subita dalla donne è un fenomeno spesso perpetuato da un modello maschile di comportamento.
L’atteggiamento violento, il singolo stupro e la violenza domestica non sono eventi isolati, ma si collocano in un contesto sociale che tende a legittimare tale comportamento. La violenza, diretta o simbolica, è uno strumento attraverso il quale le norme di genere vengono apprese e rafforzate. Di fronte a violenze brutali, la società solitamente tende a creare “mostri”, distogliendo l’attenzione dal fatto che la responsabilità di tali atti ricade su come tendiamo a configurare l’essere maschio e femmina nel suo complesso.
Oggi diventa cruciale interrogarsi su come si formano le identità maschili e su come ci si aspetta che i maschi si comportino
La trasformazione di un problema pubblico in un problema privato, spesso trattato con pene severe invece che con una reale riflessione collettiva, non fa altro che depoliticizzare la questione. Oggi diventa cruciale interrogarsi su come si formano le identità maschili e su come ci si aspetta che i maschi si comportino.
Siamo nel pieno di un cambiamento degli status che incrinando un aspetto egemonico produce una crisi della mascolinità, e la violenza viene spesso usata come reazione a una percepita perdita di potere.
Le reazioni conservatrici di fronte all’ampliamento della presenza femminile in ambiti storicamente maschili e quelle di invasione e sostituzione culturale che vengono fatte nei confronti dei migranti , sono segnali di questo malessere.
È arrivato il momento di ripensare il concetto di persona e come le nuove dinamiche di genere possono contribuire a una nuova definizione , ma questo richiede che si prenda coscienza che la costruzione di una nuova maschilità deve diventare una questione pubblica. Solo affrontando questo tema in modo diretto e onesto possiamo sperare di arginare e contrastare la violenza che colpisce una parte fragile della nostra società, contribuendo a un dialogo necessario e urgente per un futuro migliore.