Lo scrittore acquista una casa. Sul muro scopre inciso nella calce un nome: André Chaix. Si incuriosisce e fa delle ricerche. André Chaix era un partigiano ucciso giovanissimo dai tedeschi. Lo scrittore ricostruisce la figura del giovane attraverso documenti, foto, testimonianze. Il racconto offre l’occasione di frequenti, ficcanti osservazioni che danno un senso dell’attualità dell’antica vicenda del giovane partigiano.
“Non trovo nessun tipo di indulgenza per coloro che in Francia e altrove hanno permesso che il loro odio ma, soprattutto, la loro vigliaccheria e il loro carrierismo definissero il loro destino” (p. 66)
“Nove settimane soltanto separano l’accesso di Hitler alla cancelleria dalla dittatura e dalle prime misure antisemite. Ricordarsene.
I fascismi camminano più veloci di qualsiasi democrazia. Il Terzo Reich doveva durare mille anni. E’ durato solo dodici anni. Ma quei dodici anni basteranno a forgiare uomini e donne terribili.
Il nazismo ha catalizzato presso certi esemplari di umanità la loro straordinaria attitudine alla disumanità. Il che fa nascere senza sosta la domanda di sapere che cosa è un uomo e che cosa lo muove” (p. 68).
“Poiché la democrazia è una conversazione tra persone civilizzate, la tolleranza finisce di fronte all’intollerabile.
Chiunque semina l’odio dell’altro non merita l’ospitalità di una discussione. Chiunque vuole l’ineguaglianza degli uomini non ha diritto all’uguaglianza dello scambio.
La formula lapidaria dello storico e antifascista Jean-Pierre Vernant mi va bene: ‘Non si discutono ricette di cucina con degli antropofagi” (p. 80).